Cui Prodest?

In Copertina : Foto di Roma Antica

CUI PRODEST ?

Nel 125 a.C, quando il censore di Roma Lucio Cassio Longino Ravilla, nel processo contro l’ex console Marco Emilio Lepido Porcina, pronunciò la locuzione “CUI PRODEST ?” (a volte resa anche come “cui bono?”), non avrebbe mai potuto immaginare che la sua orazione avrebbe avuto tale successo che duemila anni dopo sarebbe stata ancora utilizzata.
La traduzione letterale significa: a chi giova?
In sostanza: chi è l’effettivo beneficiario di un’azione o di un evento o di un crimine? Quello ne sarà l’autore.
La frase venne inizialmente usata nei tribunali nelle arringhe finali come domanda retorica per indicare chi fosse il responsabile di un reato.
Oggi solitamente viene utilizzata per decifrare la realtà, quindi non più come domanda retorica, bensì come interrogativo vero e proprio su cui riflettere e cui dare una risposta per individuare il soggetto beneficiario di un’azione, spesso celato dietro il suo apparente autore, e quindi scoprire il fine ultimo cui essa tendeva.
Il mondo sempre collegato via internet, senza soluzione di continuitĂ , ci sollecita ogni istante con notizie, fatti, eventi, immagini da ogni angolo del globo.
Pensavamo di esser più informati, di aver più strumenti rispetto ai nostri genitori per comprendere la società, l’uomo, la storia, la politica, perché la conoscenza sarebbe diventata accessibile a tutti.
Le cose sono andate diversamente: chiunque può riversare nell’universo parallelo di internet qualsiasi informazione.
Ma chi è in grado di verificarla? Chi può dire se sia vera o falsa?
Le recenti guerre sono state esemplari.
Infatti, la propaganda delle parti in conflitto, con filmati e ricostruzioni di uno stesso fatto esattamente contrarie l’una all’altra, ha reso impossibile ricostruire la verità.
Come possiamo orientarci di fronte a notizie spesso incompatibili l’una con l’altra, innanzi a fatti gravi narrati in modo difforme a seconda degli interessi di chi diffonde l’informazione?
La notizia della distruzione di un ospedale a Gaza nel corso della guerra israelo-palestinese è paradigmatica: le fonti arabe parlano di un missile sparato da Israele e di circa 500 morti, quelle israeliane parlano di un missile difettoso di Hamas partito da Gaza e ricaduto sul parcheggio dell’ospedale, con non più di 50 morti.
Ciascuno riporta filmati e testimonianze a sostegno della sua versione, ciascuno ha un obiettivo da raggiungere nella propaganda di guerra: conosceremo mai la veritĂ ?
Spesso le notizie vengono manipolate e diffuse per orientare l’opinione pubblica in un senso ben determinato e raggiungere uno scopo politico, ideologico o commerciale.
Una strategia di comunicazione degli ultimi anni utilizzata per promuovere ideologie appartenenti a quello che chiamiamo il pensiero unico dominante, è nascondere dietro l’adulterazione del linguaggio, l’introduzione di nuovi modelli di comportamento ritenuti sino a quel momento inammissibili, conducendo progressivamente l’opinione pubblica dapprima ad accettarli, poi a condividerli ed infine a perseguitare chi li disapprova.
Cosa possiamo fare per difenderci da tali aggressioni mediatiche, sempre piĂą sofisticate e difficili da smascherare?
Abbiamo pochi strumenti per evitare di cadere nelle trappole delle avanzate tattiche utilizzate dai grandi e piccoli gruppi commerciali e politici, e quando riceviamo una notizia divulgata su internet o sui social o sugli altri mezzi di comunicazione di massa, il primo (anche se non l’unico) modo di interpretarla, di verificare le genuinità di ciò che essa ci presenta come verità assoluta, è sempre lo stesso, ovvero tentare di rispondere a quella stessa domanda che oltre duemila anni fa il popolo romano, attraverso un suo rappresentante, si era posto: cui prodest?
La storia è maestra di vita (Historia magistra vitae – Cicerone).

Antonini Andrea