La mia gru – Parte II

LA MIA GRU

Parte II

“Questa l’ho fatta per te!” mi ha detto poco prima che me ne andassi, posandomi sul palmo della mano la gru di origami. Ho apprezzato il gesto, ma non potevo capirne il significato. “Nella cultura orientale – mi ha spiegato − le gru sono simbolo di buon auspicio. Una vecchia leggenda dice che chiunque riesca a piegarne mille, o chi per lui, vedrà esauditi i desideri del proprio cuore”.
In pochi minuti, con le sue parole, è come se mi avesse presa per mano e trascinata oltreoceano e contemporaneamente a ritroso nel tempo, fino ad arrivare al 6 agosto del 1945: una data che segnò la storia.
Sadako Sasaki era una bambina di soli due anni e quel giorno fu vittima delle radiazioni della prima bomba atomica all’uranio, Little Boy, sganciata su Hiroshima. Gli effetti su di lei comparvero dopo dieci anni, quando le venne diagnosticata la leucemia. Allora la sua migliore amica le regalò l’origami di una piccola gru e le parlò della leggenda, che Sadako prese alla lettera.
Il suo sogno era quello di sconfiggere la malattia e di sperare ancora nella vita.
Durante i quattordici mesi in ospedale realizzò gru con ogni tipo di carta disponibile, anche con le confezioni dei farmaci. Si narra che compose solo 644 gru, le restanti le crearono i suoi amici. Gli stessi alla sua scomparsa pubblicarono una serie di lettere per raccogliere dei fondi, con cui fecero creare un monumento nel Parco della Pace di Hiroshima, in onore della ragazza e di tutte le vittime della bomba atomica.
“Ci sono varie versioni di questa storia, quale sia la più attendibile chi può dirlo! Ma so che ora da tutto il mondo arrivano piccole gru di origami per il Parco della Pace e con loro un’infinità di desideri! – ha affermato sorridente – Ora è il turno del tuo desiderio ed io tra non molto avrò composto le mie mille gru!”.
Anche stavolta, come sempre da quando la conosco, è riuscita a stupirmi con la sua attenzione e delicatezza verso gli altri.
L’ho ringraziata saltandole tra le braccia come farebbe una bambina felice e poi insieme ci siamo dirette verso la mia macchina. L’ho salutata promettendole di rivederci presto.
A volte basta davvero poco. Un piccolo gesto può avere in sé un valore inestimabile, che si creda o meno alla fortuna.
Così ora io e te (che mi stai leggendo) sappiamo che se qualcuno in giro per il mondo o a due passi da casa dovesse donarci una gru di origami ci starebbe regalando molto più di un semplice oggetto di carta. È nei piccoli gesti che si nascondono grandi cose!
Guardo per un’ultima volta la mia gru, posata vicino al cambio, e con le mani sul volante, i finestrini giù e la musica che mi tiene compagnia viaggio leggera. Sorrido e penso solo a quale desiderio esprimere tra i mille che ho.