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Un “volàno” nel cassetto. Il pilota umbro, Riccardo Rogari, si racconta (Parte 1)



UN “VOLÀNO” NEL CASSETTO

Ti è mai capitato di andare dal parrucchiere, chiacchierarci un po’ mentre ti acconcia con cura i capelli e scoprire di avere a che fare con un pilota di auto da corsa? Ecco, a me è appena successo.
Per questo ora ce ne stiamo seduti davanti a un caffè, all’interno del suo salone in orario di chiusura, occhi negli occhi, a trascinare nel presente un trascorso fatto di cronometri, spettatori che esultano, traiettorie da rispettare, piste da imparare a memoria, auto che sfrecciano e brividi lungo la schiena.
“Ma chi caxxo me lo ha fatto fare, oggi?”, questa è la domanda che Riccardo, solitamente ironico, ripete a se stesso l’attimo prima che inizi la gara. «Alzo gli occhi verso le tribune e penso alle persone che si divertiranno, si emozioneranno a guardare la corsa. Nell’attesa della partenza, per un attimo, vorrei far parte del pubblico anch’io. Ma questo pensiero dura un istante, poi… scatta il verde e tutto cambia».
Tra un sorso e l’altro di caffè, mi lascio incantare dal suo racconto.

Alcune testate giornalistiche lo definiscono il Parrucchiere Volante.
Riccardo Rogari è nato e vive a Gubbio. All’età di quattrodici anni interrompe la scuola per iniziare la professione di parrucchiere, a ventidue apre il suo salone “RR SALON HAIR” e oggi è formatore di corsi per parrucchieri. Dal sabato al lunedì potresti incontrarlo a Milano, a Barcellona oppure chissà dove pronto a raccontare e tramandare la sua professione da sopra una pedana. «La famiglia ha giocato un ruolo importante – mi spiega – perché ha creduto nel mio sogno e ha supportato in maniera attiva le mie esigenze».
Ma a questo sogno si affianca quello di correre.

Da bambino, in compagnia di suo fratello maggiore, Angelo, segue spesso le gare; in maniera più assidua dal momento che suo fratello diventa pilota.
«Lo accompagnavo costantemente sul campo gara, lo seguivo e insieme a lui vivevo un po’ questa emozione unica». Eppure da ragazzini non avrebbero mai immaginato che un giorno si sarebbero trovati dal lato opposto del circuito, a vivere col cuore in gola minuti in cui la velocità ti porta altrove, come su di un mondo parallelo.
Riccardo cerca di convincere più volte Angelo a fargli provare una macchina da corsa, ma quest’ultimo è restio, forse perché il fratello più grande tende sempre a proteggerti da tutto. Ma, a quasi trent’anni, finalmente ottiene un “sì” come risposta. Succede all’autodromo di Magione. È il 2013 e ci si prepara per il Trofeo Alfa Romeo 33. I piloti sono in fermento, i motori ruggiscono, la pista trasuda odore di carburante e gomme strappate. È il profumo dei sogni per molti di loro. Sotto al casco e alla tuta colorata, Riccardo ha il fiato corto per l’emozione e il cuore che batte all’impazzata, consapevole che tra una manciata di secondi afferrerà il volante di un’Alfa, carico come mai prima. Non è più il bambino che esulta dalle tribune. Darà il meglio di sé? Dimostrerà a suo fratello, ai componenti del team e a tutti i presenti, ma soprattutto a se stesso di esserne all’altezza? A quanto pare sì, il test non va affatto male per essere il primo. Il primo di una lunga serie. Inizia così, quasi per caso, la sua stagione da pilota. (Continua)




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